Burnout: quando il corpo dice basta
- Valerie
- 18 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 giorno fa

Cos’è, come riconoscerlo e cosa fare per uscirne davvero.
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Il burnout non è stanchezza. Non è debolezza. Non è solo stress. È una condizione seria, diffusa, ma ancora troppo poco compresa. E, purtroppo, sempre più persone ci stanno dentro senza nemmeno saperlo.
In questo articolo ti aiuto a capire cos’è il burnout, come riconoscerne i segnali, perché è diverso da ansia e depressione, e cosa puoi fare per iniziare a stare meglio — partendo dal corpo e dalla consapevolezza.
Cos’è il burnout?
Il burnout è una sindrome da stress lavoro correlato, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come fenomeno occupazionale. Nasce da uno stress cronico non gestito, legato al contesto lavorativo.
Secondo l’OMS, il burnout si manifesta in tre modi:
Esaurimento fisico ed emotivo
Distanziamento mentale dal proprio lavoro (cinismo, distacco)
Riduzione dell’efficacia professionale
❗ Non è una malattia (almeno secondo l’OMS), quindi non è sempre diagnosticabile dai medici del lavoro, e in Italia non è riconosciuto come malattia professionale.
Burnout in Italia: un problema invisibile
In Italia, non essendo ancora formalmente riconosciuto, non esistono dati ufficiali attendibili.
Ma alcune indagini recenti parlano chiaro:
Secondo un’indagine del 2023:
Il 76% dei lavoratori italiani ha vissuto sintomi da burnout
Il 13% ha sperimentato una forma intensa e debilitante
In altri paesi europei come Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Portogallo e Ungheria, il burnout è invece formalmente riconosciuto e diagnosticabile. Questo consente accesso a cure, congedi e tutele specifiche.
Burnout ≠ Ansia ≠ Depressione
Molto spesso il burnout viene confuso con ansia o depressione. Ma non sono la stessa cosa:
La depressione è un disturbo dell’umore, che richiede un approccio medico-psicologico.
L’ansia è una risposta a una paura profonda. Si manifesta nel corpo, e va gestita con consapevolezza e regolazione emotiva.
Il burnout è un disturbo dell’adattamento. Nasce da uno squilibrio prolungato tra stress e recupero.
Il primo a cedere è il corpo; non riesci più a pensare, ma il corpo grida: “Basta”. È da lì che parte tutto.
Caratteristiche personali che favoriscono il burnout
Oltre ai fattori esterni, ci sono tratti personali che aumentano il rischio di burnout:
Perfezionismo
Senso eccessivo di responsabilità
Altruismo estremo
Bisogno di controllo
Ambizione senza limiti
Queste qualità non sono “sbagliate”. Ma se non gestite con consapevolezza, possono diventare trappole.
Questi tratti si formano nell’infanzia e nell’ambiente familiare, spesso come risposta a:
aspettative elevate
regole rigide
bisogno di approvazione
ambienti iper-performativi
Anche la cultura in cui viviamo — che esalta produttività, successo e velocità — contribuisce a ignorare i nostri limiti.
👉 La buona notizia? Possiamo trasformare questi tratti in risorse consapevoli. Basta conoscerli e prendercene cura.
Guarire dal burnout: si parte dal corpo
Step 1 – Fermarsi (il più difficile)
Chi è in burnout ha il sistema nervoso simpatico costantemente attivo. È come vivere in uno stato di allerta, anche quando si è sul divano. Fermarsi non è rilassante, è difficile. È il primo vero passo. E richiede consapevolezza.
Domande per te:
Ti concedi mai il permesso di fermarti davvero?
Quando è stata l’ultima volta che ti sei sentito riposato, a livello profondo?
Step 2 – Disattivare lo stress
Non basta dormire o andare in vacanza. Serve insegnare al corpo a recuperare, ogni giorno. A spegnere l’allarme interno. A riattivare il sistema nervoso parasimpatico, responsabile della rigenerazione.
Io utilizzo la mindfulness, che insegno anche nei miei percorsi individuali e aziendali.
Step 3 – Mindfulness e corpo
La mindfulness è la pratica della consapevolezza del momento presente, senza giudizio. Aiuta a creare uno spazio interno di sicurezza, dove corpo e mente possono finalmente rallentare.
Domande per te:
Riconosci quando sei in tensione?
Ti senti mai “a casa” nel tuo corpo?
Step 4 – Riprogrammare la mente
Solo dopo aver ristabilito un equilibrio fisico, possiamo lavorare sulla mente:
trasformare schemi automatici
mettere in discussione convinzioni limitanti
costruire abitudini più sane
La mia storia personale
Quasi dieci anni fa ero io in burnout. Stavo male, avevo perso peso, energie, gioia. Volevo diventare mamma ma non ce la facevo più. Non trovando risposte fuori, ho iniziato a cercarle dentro: mi sono formata come stress coach, poi in mindfulness, neuropsicologia clinica e benessere emotivo.
Dopo la nascita di mia figlia, ho scelto di cambiare. Di scegliere la mia salute, e quella di mia figlia. E oggi, aiuto gli altri a fare lo stesso.
Una storia che forse è anche tua
Marika, una mia cliente, era brillante e sempre presente per tutti, ma dentro era vuota. Non dormiva, non pensava più lucidamente, non provava più emozioni.
Insieme abbiamo lavorato sul corpo, sulle emozioni, sul lasciar andare. Oggi non è tornata “com’era prima”. È diventata una versione nuova di sé, più vera.
Conclusione: non sei solo/a
Il burnout non è una fine. Può essere un nuovo inizio. Un invito a cambiare ritmo, priorità, visione. A tornare a te.
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