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Il ricordo emotivo traumatico

Cos'è una memoria? Una memoria è un'associazione tra un gruppo di neuroni tale che, quando un neurone si attiva, si attivano tutti, creando un modello specifico di attività.


Il nostro cervello non ha uno spazio illimitato di memoria. Anzi, per quanto riguarda il cervello, non vale la pena conservare quasi niente.


Ci sono tre tipi di memoria, ognuno dei quali cataloga le informazioni per un periodo di tempo diverso:

- La memoria iconica è la più breve. E' quel tipo di memoria quando c'è un brevissimo momento in cui una scena rimane trattenuta dalla mente prima di evaporare completamente.

- La memoria di lavoro è la memoria a medio termine. E' quello che possiamo tenere in mente con un deliberato sforzo di concentrazione. Le informazioni troppo importanti per essere cancellate immediatamente vengono trattenute per un periodo medio.

- La memoria a lungo termine consiste in quei ricordi che vengono immagazzinati a lungo termine.


I motivi che fanno sì che un'informazione possa restare nella memoria a lungo termine sono diversi:

  1. Quando informazioni sono immagazzinate tramite l'esperienza, come eventi e dettagli che si ripetono nel tempo e, ogni volta, il loro ricordo si rafforza. Questi sono gli schemi esperienziali ricorrenti.

  2. Quando un'informazione è associata alle informazioni concettuali immagazzinate, in altre parole, quando la capiamo. La comprensione degli input sicuramente ci aiuta a memorizzare più facilmente, per esempio, la disposizione dei pezzi su una scacchiera verrà più facilmente ricordato da giocatori esperti che da giocatori principianti.

  3. Alcune informazioni rimangono ancorate nei nostri ricordi quando sono legate a una forte emozione. Quando un ricordo potrebbe essere in qualche modo essenziale per la nostra sopravvivenza. Questo è il caso del ricordo emotivo traumatico.

Cosa succede a questi ricordi affinché non vengano 'dimenticati' dal nostro organismo?


Per rispondere a questa domanda vorrei condividere il naturale percorso dei nostri ricordi per approfondire in quale fase il ricordo possa eventualmente rimanere bloccato come un ricordo emotivo traumatico.


Le quattro fasi sono:

  1. La fase della focalizzazione:

Questa fase è la proprietà neurologica della quale 'uno stimolo o un oggetto viene messo al centro' della coscienza, distinguendolo dai suoi concorrenti. In altre parole questa fase non è solo attenzione, ma richiede anche la capacità di concentrazione e discriminazione.


La focalizzazione, e quindi l'attenzione, hanno bisogno di sentire un'attivazione prima di sperimentare lo stimolo e tutto questo processo è regolato dall'attività adrenergica.


Quando uno stimolo aumenta la nostra eccitazione e quindi attiva i livelli di adrenalina, quello stimolo viene discriminato dai suoi concorrenti, essendo rilevante. La fase della focalizzazione va di pari passo con la seconda fase, ovvero la fase dell'identificazione.


2. La fase dell'identificazione:


Quando i livelli di adrenalina si abbassano e iniziano i picchi di noradrenalina, siamo in grado di identificare i valori che rendono questo complesso di stimoli diverso o simile a quelli già noti alla nostra esperienza.


L'apparato noradrenergico decide se uno stimolo è presente o meno e determina il tipo di stimolo generando impulsi nervosi che viaggiano attraverso il sistema nervoso centrale per fornire le caratteristiche principali dello stimolo, come il colore, il suono, l'odore, ecc.


E' in questa fase che deve avvenire il rilassamento del sistema, in modo che il sistema non sia più allarmato e cominci a memorizzare l'esperienza dello stimolo come assimilabile. Se ciò non avviene, l'esperienza rimane in un modello di memoria che può essere definito memoria emotiva traumatica, rimanendo come un disco rotto fino a quando non sarà in grado di assimilarla e metabolizzarla.


Quindi se è vero che l'attivazione del sistema neurologico contribuisce ad aumentare la concentrazione, è anche vero che un'attivazione prolungata del sistema impedisce la focalizzazione. Il motivo per ciò è che in questo caso il cervello cercherà di prestare attenzione a tutti gli stimoli attuali, creando così un'intensa allerta verso tutti gli stimoli, invece di stimolare una focalizzazione specifica, riducendo molto la nostra capacità di discriminazione e differenziazione.


Se uno stimolo produce un alto livello di attivazione e rimane a questo livello di attivazione anche dopo la focalizzazione, allora avrà tutte le possibilità di diventare un ricordo emotivo traumatico.


L'attivazione neurologica è strettamente legata alla carica emotiva degli stimoli, nonché al tipo di emozione a cui sono legati. Ogni situazione stimolata nel processo di focalizzazione e identificazione sarà collegata a una certa piattaforma emotiva, come la rabbia, sicurezza, curiosità, paura, ecc. In questo modo le piattaforme emotive più radicate in ogni soggetto determinano in larga misura il tipo di situazione stimolante che più abitualmente innesca la focalizzazione in ogni cervello e quindi in ogni persona.


Questo significa che ci concentreremo più facilmente su quelle situazioni di stimolo che sono già collegate a piattaforme emotive più capaci di provocare l'attivazione neurologica, come la gioia, la sorpresa, la curiosità, e devo aggiungere, soprattutto quelle cosiddette sfavorevoli, come la rabbia, la paura, il disgusto e il senso di colpa.

Invece le situazioni di stimolo legate alla sicurezza, la tristezza o all'ammirazione sono meno favorevoli alla concentrazione.


Gli stimoli rilevanti per il sistema neurologico finiscono per essere esperienze di memoria, in cui è possibile localizzare la fonte degli stimoli, la carica emotiva che hanno generato e il grado di evoluzione raggiunto nelle fasi del ricordo.


Il riconoscimento di uno stimolo evoca tanti ricordi di questo stimolo, sia della stessa modalità sensoriale dello stimolo in arrivo sia di altre modalità. Questo perché ogni stimolo ha una rappresentazione in più punti del cervello, in diverse mappe sensoriali, in diverse modalità sensoriali e ha anche un significato affettivo. In questo modo, l'identificazione di una parte dello stimolo può evocare il tutto o rendere il significato dello stimolo non sempre uguale a seconda dello stato emotivo del soggetto.


3. La fase dell'assimilazione


L'assimilazione è la fase di immagazzinamento del ricordo della memoria. Ciò richiede l'associazione con la situazione stimolante di una piattaforma emozionale attivata dall'acetilcolina.


Mentre la noradrenalina è l'attivatore del ramo simpatico del nostro sistema nervoso autonomo, l'acetilcolina è responsabile dell'attivazione del ramo parasimpatico, essenziale nei compiti cognitivi per ottenere la memorizzazione nelle strutture superiori. Nella fase dell'assimilazione si verifica una svolta, perché le piattaforme emotive attivate dall'acetilcolina sono regolate da un momento di calma, che consente una riflessione e quindi un cambiamento della posizione e del significato complessivo della situazione.


Finché l'acetilcolina non viene attivata e si mantiene l'attivazione noradrenergica, la situazione non può essere affrontata e quindi assimilata dal cervello corticale. In questo caso l'immagazzinamento avviene nelle strutture limbiche e ogni volta che questa memoria viene attivata, la percezione del sistema sarà che la situazione traumatica si stia ripetendo, perché le piattaforme emotive che si attivano a livello della memoria emotiva traumatica sono piattaforme progettate per rispondere al pericolo e quindi sono vissute come allarmanti.


E' solo quando si attivano piattaforme come la curiosità e l'ammirazione, regolate dall'acetilcolina, che si ha la capacità di assimilare e permettere alle strutture neocorticali di considerare queste situazioni emotive come possibili da metabolizzare e quindi da affrontare.


In altre parole, l'antidoto più efficace è riuscire ad attivare una piattaforma emotiva legata all'acetilcolina.


La pratica della Mindfulness è scientificamente approvata a fornire uno strumento importante nella creazione di un rapporto equilibrato con le emozioni. Istintivamente cerchiamo di combattere o di reprimere automaticamente le emozioni spiacevoli, ma queste sono strategie disfunzionali che ci costano solo energia senza aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo. Allenare la consapevolezza e la presenza mentale offre la possibilità di prendere una sana distanza dall'escalation emotiva permettendo così non farsi travolgere da essa per poter accogliere e lasciar andare ciò che non vogliamo trattenere.


4. La fase della metabolizzazione:


In questa fase (attivazione serotoninergica), l'esperienza viene gestita, incorporata e fatta propria.


Le persone con ricordi traumatici mostrano il loro recupero quando ritrovano l'espressione verbale o non-verbale dei sentimenti (sotto forma di sorrisi e abbracci), quando sono in grado di integrare l'evento traumatico nella loro storia personale e di viverla con sicurezza, senza l'eccessiva presenza di emozioni forti come la rabbia, la paura, il disgusto, ecc.


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